Tre proposte di modifica del regolamento del Senato presentate dal MoVimento 5 stelle (2/2014)

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Nei primi mesi del 2014, mentre alla Camera dei deputati è proseguito l’iter di una organica riforma del regolamento (della quale si è dato conto nel precedente numero di questa Rubrica, in un apposito commento a più voci), al Senato non si è incardinata una discussione analoga. Sono tuttavia proseguite le iniziative di riforma regolamentare sia attraverso la presentazione di proposte strutturate e finalizzate a una complessiva revisione dell’impianto regolamentare, sia recanti interventi più puntuali su temi specifici.

In particolare, sono state presentate tre proposte di modifica regolamentare, per altro tutte provenienti da senatori del MoVimento 5 stelle, benché in alcuni casi sottoscritte anche da membri che al momento non sono più parte del relativo gruppo parlamentare.

 

Tra queste, il Doc II, n. 25 propone una revisione di ampie parti del regolamento del Senato, prevedendosi – tra l’altro – la sede redigente come la sede ordinaria di approvazione delle leggi, richiedendo la presentazione in via elettronica degli emendamenti e ammettendo (seppure trasformandole in emendamenti soppressivi) la presentazione di questioni pregiudiziali e sospensive nei confronti di articoli ed emendamenti. Si introduce il divieto di introdurre norme di delega legislativa nei disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Si rafforzano i poteri istruttori delle commissioni e si riservano loro spazi di lavoro esclusivi. Si introduce inoltre la pubblicità dei curriculum e l’audizione dei soggetti da eleggere o sui quali il Senato è chiamato ad esprimere parere.

Più circostanziate risultano essere invece le proposte contenute nel Doc II, n. 26, che propone l’introduzione di un sistema di rilevazione e pubblicazione delle presenze e delle votazioni dei Senatori nelle Commissioni permanenti, e nel Doc II, n. 27, con il quale si mira ad escludere i disegni di legge di conversione di decreti-legge tra gli oggetti su cui è possibile porre la questione di fiducia.