Editoriale 2/2013

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Dopo i passaggi istituzionali dell'elezione del Presidente della Repubblica e della formazione del Governo, i lavori della XVII legislatura dovrebbero concentrarsi sull'attività legislativa, sempre che regga il precario equilibrio politico di maggioranza. L'agenda di questo avvio di legislatura comprende sia riforme legislative che riforme costituzionali.

Le riforme costituzionali tornano ciclicamente al centro del dibattito politico. In questa fase sarebbero opportuni puntuali interventi migliorativi nella logica della manutenzione del testo. Sembra invece prevalere il desiderio dei partiti di concentrare il potere, ragion per cui si progettano ampie riforme che arrivano ad investire la stessa forma di governo (al contempo, pare abbiano accantonato la questione della legge elettorale, nonostante l'evidenza dei danni prodotti, sia in termini di funzionalità, data l'incertezza che il bizzarro sistema dei premi di maggioranza al Senato ha causato nelle elezioni del febbraio scorso, sia dal punto di vista delle modalità di selezione dei parlamentari, sostanzialmente nominati dai capipartito).

Il tema delle riforme costituzionali viene dunque riproposto nella ambiziosa versione della "grande riforma", piuttosto che in quella pragmatica della manutenzione del testo costituzionale. Sull'argomento si sofferma il contributo di Paolo Caretti, il quale sottolinea come le progettate deroghe alla procedura di revisione costituzionale attenuano le garanzie volute dai Costituenti e presentano perciò profili di incostituzionalità.

Del resto, la circostanza che la Costituzione sia stata più volte modificata, anche negli ultimi anni, dovrebbe suggerire maggiore prudenza, visto gli esiti di questi interventi raramente corrispondono alle aspettative, come è evidente nel caso della riforma del sistema dei poteri locali. Prima di intraprendere nuove iniziative, servirebbe una più ponderata valutazione degli effetti dei precedenti interventi sul testo costituzionale. In questa prospettiva di analisi si muove il saggio di Gino Scaccia che esamina la più recente modifica della Costituzione, quella relativa all'introduzione del pareggio di bilancio, mettendo in evidenza come abbia comportato un irrigidimento del controllo di costituzionalità relativo all'obbligo di copertura delle leggi di spesa.

La medesima prospettiva è assunta da Eduardo Gianfrancesco nel saggio dedicato al ruolo degli statuti regionali adottati a seguito della riforma dell'art. 123 della Costituzione. Il contributo evidenzia come l'interpretazione da parte della giurisprudenza costituzionale di alcune clausole (specialmente "il coordinamento della finanza pubblica") nell'ambito dell'esame dei provvedimenti adottati per la crisi economica, abbia finito con il mortificare anche l'autonomia statutaria delle Regioni, oltre che quella legislativa.

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Le riforme legislative – che in ogni tempo sono sollecitate dal procedere della vita sociale ed economica e favorite dall'alternarsi degli orientamenti politici al governo – sono generalmente considerate urgenti per affrontare la grave crisi economica, fermo restando che occorre parallelamente agire a livello europeo, oltre che adottare adeguate azioni esecutive. Parimenti diffusa è la consapevolezza che a questo fine occorra affrontare i problemi strutturali del Paese, a cominciare dalla riduzione delle diseguaglianze sociali che si sono accentuate negli ultimi anni, per quanto l'esperienza suggerisca di non confidare più di tanto nella capacità e volontà della classe politica di spingersi su una strada che richiede visione strategica e coraggio politico.

In effetti, gli interventi legislativi dell'ultimo periodo non esprimono un disegno riformatore ma sono per lo più orientati verso un singolo, circoscritto, obiettivo. Emblematiche a questo riguardo le numerose misure che affrontano la crisi economica esclusivamente mediante la riduzione della spesa pubblica. Oltretutto, l'adozione di questi provvedimenti è coincisa con l'esasperato protagonismo della decretazione d'urgenza, che ha comportato importanti effetti distorsivi sul sistema delle fonti, alcuni dei quali sono ricordati da Michele Massa nel suo contributo sul caso Ilva (più ampiamente il saggio analizza svariati profili di questa complessa vicenda).

Un altro aspetto della legislazione ai tempi della crisi è esaminato da Deborah Russo, che si sofferma sui vincoli internazionali all'azione degli Stati, con particolare riferimento alla partecipazione ai trattati che impedisce che i diritti sociali siano revocati nelle fasi di crisi economica. Il rapporto con l'ordinamento sovranazionale è considerato anche nel saggio di Giovanni Piccirilli sulla legge del dicembre scorso relativa alla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione del diritto dell'Unione europea.

In questo numero dell'Osservatorio si può infine leggere il saggio di Giovanna De Minico che, in relazione alle peculiari necessità di regolazione della rete Internet, suggerisce di sperimentare soluzioni normative che combinino in proporzioni variabili il diritto spontaneo con le regole imperative.