Fonte regolamentare e principio iura novit curia. Della inconfigurabilità del vizio di violazione o falsa applicazione di norme di diritto (art. 360, comma 1 n. 3 c.p.c.) con riguardo al regolamento comunale (3/2016)

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CASS. CIVILE, sez. lav., 17 ottobre 2016, n. 20969

La Suprema Corte ritiene che anche nel quadro normativo conseguente alla riforma dell'ordinamento degli enti locali e in base al nuovo testo dell'art. 114 Cost., le norme giuridiche secondarie, come quelle contenute nelle delibere comunali, nei decreti dei Sindaci, nei regolamenti comunali o provinciali non sono comprese tra le fonti del diritto, la cui violazione o falsa applicazione da parte del giudice di merito è denunciabile per cassazione ai sensi dell'art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3. (Cass. 26 agosto 2004, n. 16984).
Qualora con il ricorso per cassazione si sollevino censure che comportino l'esame di tali norme secondarie è necessario - in virtù del principio di specificità dei motivi del ricorso stesso - che le norme invocate siano interamente trascritte o allegate, non operando, con riguardo ad esse (diversamente da quel che si verifica nel caso per le fonti paraprimarie o subprimarie, quale lo statuto comunale), il principio "jura novit curia", e non rientrando, pertanto, la conoscenza delle norme secondarie indicate tra i doveri del giudice, il quale, solo ove disponga di poteri istruttori, può acquisirne diretta conoscenza, indipendentemente dall'attività svolta dalle parti (Cass. 29 agosto 2006, n. 18661; Cass. 27 gennaio 2009, n. 1893; Cass. 23 gennaio 2014, n. 1391).


Nella specie, il Comune ricorrente si era limitato a riprodurre nel ricorso alcuni brani di norme comunali, facendo riferimento al fascicolo di primo grado per la relativa collocazione, sicché non aveva, nei fatti, rispettato il principio di specificità dei motivi di ricorso per cassazione, in base al quale il ricorrente qualora proponga delle censure attinenti all'esame o alla valutazione di documenti o atti processuali è tenuto ad assolvere il duplice onere di cui all'art. 366 c.p.c., n. 6, e all'art. 369 c.p.c., n. 4, il cui scopo è quello di porre il Giudice di legittimità in condizione di verificare la sussistenza del vizio denunciato senza compiere generali verifiche degli atti (vedi, per tutte: Cass. SU 11 aprile 2012, n. 5698; Cass. SU 3 novembre 2011, n. 22726).