L’ VIII Commissione Lavori pubblici, comunicazioni del Senato esprime «parere contrario» sul rispetto del principio di proporzionalità da parte di una proposta di decisione sull’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione (2/2016)

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A.S. Doc. XVIII, n. 113, 10 marzo 2016

L’8ª Commissione Lavori pubblici, comunicazioni del Senato, nell’esaminare la Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’uso della banda di frequenza 470-790 MHZ nell’Unione (COM (2016) 43 def.), ha espresso «parere contrario» sul rispetto del principio di proporzionalità. La proposta prevede la destinazione, entro il 30 giugno 2020, ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili terrestri (WBB), della banda di frequenza dei 700 MHz (694-790 MHz), attualmente utilizzata per le trasmissioni in digitale terrestre (DTT), le quali passerebbero nella banda inferiore (470-694 MHz).

 

Tuttavia, secondo l’8ª Commissione, ciò non tiene nella giusta considerazione la situazione, spesso molto differenziata, dei singoli Stati membri relativamente all’utilizzo delle frequenze della banda dei 700 MHz. In particolare in Italia il passaggio di questa banda ai servizi radiomobili potrebbe avvenire solo dopo la liberazione delle frequenze dai servizi televisivi, cosa che richiederà la definizione di un piano di transizione per lo spostamento degli operatori di rete nelle frequenze che rimarranno disponibili per il sistema televisivo.

È per queste ragioni che la 8ª Commissione, pur esprimendo parere favorevole sul rispetto del principio di sussidiarietà («in quanto solo un’azione europea di armonizzazione rende possibile conseguire l’obiettivo di destinare la banda di frequenza dei 700 Mhz ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili terrestri»), ha espresso parere negativo quanto al rispetto del principio di proporzionalità («in quanto il vincolo della realizzazione del cambio di destinazione entro il termine inderogabile del 2020 appare eccessivamente stringente, nella misura in cui non consente di tenere adeguatamente conto della situazione televisiva dei singoli Stati membri»).

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