Ricorso del parlamentare per vizi dell’iter di conversione di un decreto legge: inammissibilità se non vi sono prospettate manifestazioni gravi e manifeste delle sue prerogative (nn. 274/2019 e 275/2019) (1/2020)

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Ordinanze nn. 274/2029 e 275/2019 – giudizi sull’ammissibilità di ricorsi per conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato

Deposito del 18/12/2019 – Pubblicazione in G. U. 27/12/2019, n. 52

Motivo della segnalazione

Nelle due ordinanze segnalate la Corte ha affermato il principio per cui la palese estraneità, rispetto al contenuto originario di un decreto legge, di emendamenti introdotti in fase di conversione può giustificare il ricorso di un deputato o di un senatore alla Corte costituzionale purché costituisca, fin dalla sua prospettazione, un vizio così grave da menomare le prerogative costituzionali dei parlamentari. Coerentemente con tale principio, essa ha giudicato inammissibili i due ricorsi per conflitto tra poteri dello Stato presentati separatamente da singoli deputati e singoli senatori in seguito alla presentazione, e alla successiva ammissione e approvazione, di un emendamento asseritamente eterogeneo rispetto al testo originario di un decreto-legge: ha infatti ritenuto che entrambi i ricorsi, aventi ad oggetto il medesimo emendamento, presentato al Senato, non prospettassero elementi tali da far emergere violazioni manifeste delle prerogative costituzionali poste a garanzia delle funzioni dei parlamentari nell’ambito del procedimento legislativo.

Come è esplicitamente sottolineato in un comunicato emesso dall’Ufficio Stampa della Corte costituzionale nel giorno del deposito delle due decisioni (reperibile sul sito internet della stessa Corte), quest’ultima, «pur confermando che i singoli parlamentari possono difendere le proprie attribuzioni costituzionali con lo strumento del ricorso per conflitto tra poteri dello Stato, ha tuttavia rilevato che gli stessi ricorrenti, da un lato si sono limitati ad affermare l’eterogeneità dell’emendamento sulla base di un mero raffronto con il titolo del decreto-legge, dall’altro lato hanno diffusamente riconosciuto di aver avuto la possibilità di partecipare all’iter di conversione», anche dopo che il Governo, alla Camera, aveva posto la questione di fiducia sul testo del dl approvato dal Senato, comprensivo dell’emendamento in questione.