Dalla prassi in materia di fonti nuove gravi "torsioni" della forma di governo e della forma di stato
Uno dei punti fermi del diritto costituzionale è che, nelle riflessioni e nei dibattiti che riguardano il “sistema”[1] delle fonti normative, occorre sempre distinguere tra “narrazione” e “meta-narrazione” (per adoperare i concetti della teoria post-moderna), ovverosia tra l’oggetto specifico delle analisi e lo “scenario” che esse evocano, tra ciò che si legge in primo piano e ciò che si può cogliere “in controluce”.
Le fonti, non ci stancheremo di ripeterlo, in sé considerate, sono meccanismi atti a produrre norme giuridiche ma guardate nel loro insieme e nelle relazioni con le istituzioni (Ruggeri), rappresentano un’efficacissima cartina di tornasole della qualità della forma di governo e della forma di stato che caratterizza un dato ordinamento giuridico.
A tale duplice chiave di lettura, dunque, non si sottrae questo numero della rivista, in cui proponiamo una nutrita serie di saggi, osservazioni e note che spaziano dal tema dei decreti-legge, al potere di ordinanza, dalle nuove frontiere delle fonti comunitarie e internazionali, a riflessioni complessive sul sistema delle “fonti/norme” ovvero sulla (mancata) relazione tra sistema elettorale e regolamenti parlamentari.