Interna corporis degli organi costituzionali

Sull’autodichia parlamentare: una sentenza di condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma facilmente (e tempestivamente) rimediabile con apposite modifiche ai regolamenti parlamentari

In questo numero della rivista si pubblica, tra i materiali della sezione “Interna corporis degli organi costituzionali”, il testo della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul caso Savino ed altri del 28 aprile 2009, nella quale la Corte, chiamata a valutare l’attuale assetto degli organi di autodichia della Camera dei deputati, vi ha riscontrato una violazione dell’art. 6 par. 1 della Convenzione, nella parte in cui stabilisce che i Tribunali debbano essere “imparziali” e “indipendenti”.

Al di là del dispositivo, formulato in termini di condanna nei confronti dell’Italia, sembra però che la soluzione adottata dalla Corte EDU – come si evince anche dalla nota di Cristina Fasone,  qui pubblicata , cui si rinvia per i necessari approfondimenti – risulti essere la meno traumatica, tra quelle che si potevano astrattamente immaginare, nei confronti della tradizionale prerogativa dell’autodichia. In essa, infatti, la Corte riconosce la piena natura giurisdizionale agli organi di autodichia e dichiara altresì – con affermazioni non proprio rigorosissime, specie riguardo al regime di pubblicità di tali fonti, che, diversamente dai regolamenti generali, non sono pubblicati in Gazzetta ufficiale e neppure nel sito internet della Camera, pur applicandosi anche a soggetti esterni all’ordinamento parlamentare – che la loro disciplina all’interno dei regolamenti minori delle Camere rispetta il requisito, posto sempre dall’art. 6 par. 1 della Convenzione, secondo cui i Tribunali devono essere “previsti dalla legge”.

La Corte, infatti, nega che il fatto che gli organi di autodichia siano composti da deputati faccia venire meno, di per sé, la loro indipendenza, stigmatizzando unicamente che l’organo di appello (la Sezione giurisidizionale dell’Ufficio di presidenza) sia composto interamente da membri dell’Ufficio di presidenza della Camera, ossia del medesimo organo competente sulle principali questioni amministrative.

Non è un caso che la soluzione fatta propria dalla decisione in questione fosse stata in una qualche misura prefigurata – e quindi, in definitiva, preventivamente caldeggiata – dalla stessa Camera dei deputati. Risale all’11 marzo 2009 la presentazione, a firma di tutti i membri dell’Ufficio di presidenza della Camera, ad eccezione del solo Presidente di Assemblea, una proposta di modifica del regolamento ( A.C., XVI legislatura, doc. II, n. 11 ), volta a sopprimere la previsione del regolamento generale (art. 12, comma 6) secondo cui spetta all’Ufficio di presidenza decidere dei ricorsi presentati avverso atti di amministrazione della Camera, sostituendola con una norma di rinvio ai regolamenti minori, incaricati di istituire “gli organi interni di primo e di secondo grado che giudicano in via esclusiva” su tali ricorsi, con la precisazione per cui “i componenti dell'Ufficio di Presidenza non possono fare parte di tali organi”.

E non è un caso che – come a questo punto era necessario che accadesse, in ottemperanza alla sentenza della Corte – l’iter di tale proposta di modifica del regolamento della Camera sia stato ora avviato: essa è stata deliberata, all’unanimità e con lievi modifiche rispetto al testo originario, dalla Giunta per il regolamento nella seduta del 16 giugno 2009 ( A.C., XVI legislatura, doc. II, n. 13 ) e si accinge, nei prossimi giorni, ad essere esaminato dall’Assemblea (essendo iscritta nel calendario dei lavori a partire dal 7 luglio 2009). Una volta approvata, ad essa dovrà poi tempestivamente seguire, ad opera dell’Ufficio di presidenza, la revisione dei regolamenti minori relativi alla tutela giurisdizionale: quello relativo ai dipendenti, approvato nel 1988, anche sulla scorta del “monito” contenuto nella sentenza n. 154 del 1985 della Corte costituzionale; e quello relativo agli atti di amministrazione non concernente i dipendenti, approvato nel 1998.

Osservatorio sulle fonti

Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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