Archivio editoriali

In questa sezione sono contenuti gli editoriali apparsi nei numeri precedenti dell'Osservatorio on-line.

Cheli

Omaggio a Enzo Cheli

Nel 2010, per rendere omaggio a Enzo Cheli in occasione della conclusione del suo insegnamento universitario, gli allievi, i colleghi della Facoltà di Giurisprudenza fiorentina e quelli di altre Facoltà che gli erano più vicini pensarono a un volume di scritti orientati ad analizzare gli sviluppi dello Stato costituzionale (AA.VV., Lo Stato costituzionale. La dimensione nazionale e la prospettiva internazionale, Bologna, il Mulino, 2010).

Un tema di carattere sufficientemente ampio da toccare trasversalmente gli interessi scientifici di studiosi appartenenti a diverse discipline e al quale, qualche anno prima Cheli aveva dedicato un saggio importante (Lo Stato costituzionale. Radici e prospettive, Napoli, Editoriale Scientifica, 2006). In esso, l’A. metteva bene in luce le caratteristiche fondamentali di questa forma di Stato, frutto del costituzionalismo del secondo dopoguerra, e i riflessi che questo nuovo modello ha prodotto su alcuni dei paradigmi che avevano segnato l’esperienza liberale dello Stato di diritto.

Elisabetta Catelani

Le riforme costituzionali ed il metodo

1. Premessa
Questa Rivista ha accolto già due editoriali che hanno affrontato il tema delle riforme costituzionali avviate nella XIX legislatura e, ciò nonostante, il tema, che ha tanti profili ed anche varie letture possibili, merita un ulteriore intervento.
Nei fascicoli 2 e 3 del 2023, Orlando Roselli prima e Rolando Tarchi poi hanno esaminato i limiti dell’attuale stagione delle riforme, pur con analisi, argomenti e conclusioni diversificate. Entrambi tuttavia non hanno potuto non osservare che il dato di partenza è rappresentato dalla esistenza di limiti della forma di governo nell’attuale assetto, da un lato constatando “la sempre più accentuata inadeguatezza” del funzionamento del sistema politico-istituzionale (Roselli) e dall’altro ammettendo che il “rendimento della nostra forma di governo, certamente non comparabile a quello di altri sistemi parlamentari come quelli della Germania o della stessa Spagna e dei profondi mutamenti di carattere economico, sociale, culturale ecc. che sono intervenuti negli ultimi decenni e che richiedono una maggiore tempestività ed efficienza nelle decisioni da assumere” (Tarchi).

Adinolfi

Le ragioni di una (incerta) riforma dei Trattati dell’Unione

A quindici anni dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, la revisione dei Trattati è tornata, negli ultimi mesi, al centro di un intenso dibattito istituzionale del quale, tuttavia, ben scarsa eco giunge nella campagna elettorale per il Parlamento europeo, focalizzata su questioni prettamente nazionali. La necessità di una riforma - specie dopo un periodo di “stabilità” dei trattati inusitatamente lungo per la storia dell’integrazione europea - è da più parti sostenuta: menzionata in numerosi documenti delle istituzioni e di alcuni Stati membri, essa è oggetto di una formale e articolata richiesta di revisione presentata dal Parlamento europeo con una risoluzione del 22 novembre 2023 (risoluzione sui progetti intesi a modificare i Trattati (P9_TA(2023)0427), sulla quale v. la scheda pubblicata in questa Rivista,  preceduta dal rapporto della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo (A9-0337/2023) e dalla  risoluzione del 9 giugno 2022 sulla richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati (P9_TA(2022)0244)).

Ben diverse e addirittura contrastanti sono, tuttavia, le istanze che motivano l’esigenza di una riforma.

rolando tarchi

Il «premierato elettivo»: una proposta di revisione costituzionale confusa e pericolosa per la democrazia italiana

1. L’avvio di una nuova stagione di riforme istituzionali nel primo anno della XIX legislatura

Con la predisposizione di un testo del d.d.l. n. 615, recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art. 116 terzo comma della Costituzione” da parte della 1° Commissione del Senato il 23 novembre 2023 e, in parallelo, con la consegna al Ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli il 3 novembre scorso del documento con il quale sono stati individuati oltre 250 LEP da parte del Comitato per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (CLEP) presieduto da Sabino Cassese e, soprattutto, con la presentazione al Senato, da parte del Governo a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni e del Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa Casellati, del d.d.l. costituzionale n. 935, recante «Modifiche agli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica», pare definitivamente decollata la nuova stagione di riforme istituzionali annunciata all'inizio di questa XIX legislatura dalla nuova maggioranza di destra premiata con le elezioni parlamentari del 25 settembre 2022.

foto roselliPer una strategia condivisa delle riforme costituzionali

1. Il riflesso della crisi del sistema politico sui tentativi di riforma costituzionale
Sono decenni che si dibatte sulle criticità del nostro sistema politico-istituzionale che richiederebbero correttivi alla forma di governo, al sistema delle relazioni tra le articolazioni del potere centrale con quello regionale e locale, al sistema di effettiva tutela dei diritti fondamentali che necessita un ben altro funzionamento dell’amministrazione della giustizia.

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Osservatorio sulle fonti

Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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