Archivio editoriali

In questa sezione sono contenuti gli editoriali apparsi nei numeri precedenti dell'Osservatorio on-line.

foto puccini rev

Come è ben noto, si è appena conclusa una legislatura parlamentare nella quale, a dispetto delle dichiarazioni di facciata e dei documenti ufficiali, né le forze politiche di maggioranza né quelle di opposizione hanno dato l'impressione di perseguire con sincera convinzione l'obiettivo di una revisione della seconda parte della Costituzione in tema di bicameralismo, di forma di governo e di ordinamento delle autonomie territoriali: con la conseguenza del mancato raggiungimento, al riguardo, di qualunque approdo conclusivo.

L'esito delle ultime elezioni politiche, peraltro, ha particolarmente premiato una forza politica di recente formazione che, nell'ottica di una drastica riduzione dei costi della politica assai largamente condivisa dall'opinione pubblica, ha per l'appunto inserito fra i primi punti del proprio programma elettorale anche alcune proposte necessariamente implicanti modifiche della normativa costituzionale testé accennata, quali quella della drastica riduzione del numero dei parlamentari e quella della totale soppressione delle province. Il che, evidentemente, promette di rilanciare a breve a livello parlamentare, e con probabilità di concreto successo ben maggiori che non nel passato, la tematica riformatrice in questione.

foto roselliAnche in questo numero variegatissimi sono i temi trattati in saggi ed articoli: quattro di essi fanno parte di uno speciale sul "ravvicinamento delle legislazioni"; gli altri trattano, rispettivamente, della difficoltà di instaurare un corretto rapporto tra rappresentanza politica e sistema delle fonti; della disciplina dei gruppi parlamentari con particolare riferimento al delicato tema dei controlli dei loro bilanci; dell'incidenza dell'art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo nella tutela della libertà d'espressione nel nostro ordinamento costituzionale; delle norme di attuazione degli statuti speciali con particolare riferimento all'ordinamento provinciale di Bolzano in relazione al servizio pubblico radiotelevisivo; del "ridimensionamento" delle Province; delle fonti degli enti locali nella ricostruzione della giurisprudenza.

caretti paolo mod

 1. In questo ultimo scorcio di legislatura si è improvvisamente riacceso il dibattito sulle riforme costituzionali: si è assistito ad una vera e propria eruzione di proposte, qualcuna (ma solo apparentemente) condivisa da una larga maggioranza parlamentare. Quale la ragione di questo singolare fenomeno? A me pare che siano almeno due: da un lato, la costante pressione operata dal Presidente della Repubblica, dall’altro, il tentativo (per ora fallito) delle forze politiche che compongono questa “strana” maggioranza parlamentare di riannodare il filo di un possibile dialogo proprio sul terreno delle riforme.

E in effetti, per quanto impensabile fosse fino a qualche mese fa, a partire dalla nascita del Governo Monti si erano verificate alcune condizioni che avrebbero potuto consentire di affrontare il tema delle riforme (a partire da quella della legge elettorale, ma anche di puntuali riforme costituzionali), essendo state sostanzialmente delegate al Governo le grandi scelte di politica contingente.Si è venuta così a creare una situazione per certi versi non dissimile da quella in cui operò la Costituente, che, proprio grazie all’accettazione di una distinzione tra scelte politiche e scelte costituenti, riuscì, pur in presenza di divisioni non certo minori di quelle che oggi esistono tra le diverse forze politiche, a realizzare il miracolo di approvare la nuova Costituzione repubblicana in circa un anno e mezzo.

La recente sentenza n. 13/2012 sulla ammissibilità dei referendum abrogativi della legge elettorale vigente per le elezioni della Camera e del Senato è il tema più trattato in questo numero (Carnevale, Fusaro, Merlini, Morrone), ma non è l'unico: sono affrontati anche il tema della legittimità costituzionale dei poteri normativi delle autorità indipendenti (De Minico) e della modifica dei regolamenti parlamentari (Lupo e Perniciaro).

Delegificazione e decreti di natura non regolamentare nella "brace" del sistema delle fonti normative

1. «In view of the severity of the current financial market situation, we regard as crucial that all actions listed in section 1 and 2 above be taken as soon as possible with decree-laws, followed by Parliamentary ratification by end September 2011. A constitutional reform tightening fiscal rules would also be appropriate».

Questo passo della nota lettera di Trichet e Draghi inviata al Governo italiano il 5 agosto scorso, che fa seguito ad una lunga teoria di decreti legge finalizzati a fronteggiare l’emergenza economica, l’ultimo dei quali (il d.l. 138/2011) convertito in legge in tempi rapidi, anche grazie all’intervento del Capo dello Stato, appare paradigmatica di una evoluzione della produzione normativa che sembra ormai completamente disancorata dai paradigmi tradizionali, in un’ottica, si potrebbe dire, “congiunta” di crisi delle fonti nazionali e delle fonti statuali[1]: in tale documento infatti non solo si indicano i provvedimenti che l’Italia dovrebbe assumere ma si indica la fonte del diritto (decreto legge) e il termine di conversione dello stesso.

Osservatorio sulle fonti

Rivista telematica registrata presso il Tribunale di Firenze (decreto n. 5626 del 24 dicembre 2007). ISSN 2038-5633.

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