È con grande piacere che apro l'editoriale di questo numero dell'Osservatorio sulle fonti dando conto dell'intervento di Ugo De Siervo che riproduce la sua Lectio magistralis dal titolo Perché occuparsi ancora delle fonti del diritto?, tenutasi il 26 novembre scorso all'Università di Firenze.
Non devo certo ricordare ai nostri lettori che la prima pubblicazione del rapporto annuale sullo stato delle fonti nel nostro ordinamento (il primo Osservatorio sulle fonti) fu promossa da De Siervo quasi vent'anni fa; mi piace, invece, ricordare e ringraziare per gli insegnamenti proprio in materia di fonti del diritto (ed ovviamente non solo) che ho ricevuto da De Siervo, più di vent'anni fa, quando era Coordinatore del dottorato di ricerca in Diritto pubblico, allorché io mi apprestavo a lavorare alla mia tesi di dottorato sull'autonomia statutaria dei comuni e delle province.
Da allora sono trascorsi molti anni, ma i motivi per i quali continuare a porre particolare attenzione al settore delle fonti normative continuano ad essere tanti, come ci ha ricordato De Siervo nella sua bella Lectio magistralis, e riguardano l'assetto fondamentale del nostro ordinamento: nelle fonti del diritto risiedono, infatti, le garanzie ed i limiti delle situazioni soggettive, nonché le regole di funzionamento delle istituzioni. Da qui la necessità di ribadire continuamente il primato delle norme costituzionali (pur tenendo conto delle erosioni della sovranità nazionale da parte di poteri internazionali), il rispetto delle riserve di legge e il primato delle prescrizioni legislative.
Deviazioni (basti pensare al ruolo assolutamente determinante che ha assunto l'esecutivo nella produzione legislativa), da questi ovvi, per certi versi, ma basilari principi incidono negativamente sul corretto funzionamento della nostra forma di stato e di governo.