Le riforme costituzionali ed il metodo
1. Premessa
Questa Rivista ha accolto già due editoriali che hanno affrontato il tema delle riforme costituzionali avviate nella XIX legislatura e, ciò nonostante, il tema, che ha tanti profili ed anche varie letture possibili, merita un ulteriore intervento.
Nei fascicoli 2 e 3 del 2023, Orlando Roselli prima e Rolando Tarchi poi hanno esaminato i limiti dell’attuale stagione delle riforme, pur con analisi, argomenti e conclusioni diversificate. Entrambi tuttavia non hanno potuto non osservare che il dato di partenza è rappresentato dalla esistenza di limiti della forma di governo nell’attuale assetto, da un lato constatando “la sempre più accentuata inadeguatezza” del funzionamento del sistema politico-istituzionale (Roselli) e dall’altro ammettendo che il “rendimento della nostra forma di governo, certamente non comparabile a quello di altri sistemi parlamentari come quelli della Germania o della stessa Spagna e dei profondi mutamenti di carattere economico, sociale, culturale ecc. che sono intervenuti negli ultimi decenni e che richiedono una maggiore tempestività ed efficienza nelle decisioni da assumere” (Tarchi).